Ombre Du Desir
Maggio 8, 2025 2025-05-09 17:16Ombre Du Desir
Ombre Du Désir
Pittura e profumo sono tracce.
Segni che l’essere umano lascia dietro di sé, nel desiderio di prolungare la propria presenza nel tempo, oltre il visibile.

L'arte è da sempre parte
del nostro sguardo sul mondo.

Che si manifesti attraverso un gesto pittorico o una scrittura olfattiva, l’arte è sempre un ponte: un filo sottile che unisce visione e percezione, immagine e respiro. Un’emozione custodita nella materia, che attende — con discrezione — di essere ritrovata.
Abbiamo scelto di collaborare con Renato Calaj perché la sua pittura: evoca, muove, vibra. Il suo gesto istintivo e profondo parla lo stesso linguaggio invisibile del profumo. Così ha preso forma questo dialogo tra arte e profumo: un incontro tra essenza e segno, tra materia e sentimento.
Il desiderio non è mai luce piena.
È ombra, movimento, attesa.
È il silenzio prima di una parola, lo spazio tra un respiro e l’altro.
Ombre du Désir vuole evocare proprio questo: il momento fragile e potente in cui qualcosa ci attraversa, e — pur senza farsi vedere — lascia un’impronta.
Gianluca Gariboldi
Il profumo ‘Ombre du Désir’ ha toccato i miei sensi
Ho percepito un desiderio sottile, come un’ombra che si insinua nell’aria.
È stato quel richiamo silenzioso a guidare ogni tratto di questa mia creazione:
un’emozione nascosta, che si svela solo a chi sa guardare oltre.
Renato Calaj
Un gesto pittorico, un intervento, un tratto sulla tela da cui traspaiono atmosfere crepuscolari. I toni color malva seguono quella tensione ascendente, dialogando con sensazioni che ricordano la materia ossidata, una velatura ambrata che corona la composizione aniconica. Un’opera intima, l’ombra di un desiderio che sfugge allo sguardo e contemporaneamente cinge, avvolge, si fonde in un unico respiro. Così, un sussurro nell’orecchio di chi ascolta, un soffio che accarezza l’aria come una fragranza, restituisce un’esperienza sinestetica.
Quella di Renato Calaj è una pratica silenziosa, una riflessione dal gusto minimale che – attraverso un costante processo sottrattivo – traduce il contesto urbano in sintesi efficace. Composizioni ibride, stratificazioni di significati che connotano il suo lavoro.
Un linguaggio pittorico che predilige colori acrilici, smalti e vernici. Pigmenti artificiali compongono un immaginario formale altrettanto antropico, come quello della periferia da cui trae ispirazione. Uno spazio liminale, di transizione. Una dimensione porosa, in cui il concetto di confine abbandona la sua condizione marginale a favore di un nuovo ruolo, ora centrale. Cantieri e impalcature, scheletri urbani di ferro e acciaio testimoniano l’impermanenza della materia, così come la fragilità di una condizione umana sempre più precaria. I segni sulla superficie pittorica sono le tracce di quel processo creativo sedimentato, un utilizzo sapiente del vuoto, di quell’assenza immaginifica che nel caso di Calaj ha un’accezione simile al concetto di non finito.
L’artista spoglia la materia, la decostruisce e la ricontestualizza secondo una prassi apparentemente meccanica che, al contrario, cela una profonda comprensione del significato di mimesi. Il suo lavoro opera attraverso una dimensione sospesa, fuori dal tempo e dello spazio, in bilico tra un istante e il peso della storia, fissando un momento e quelle sensazioni che scaturiscono da un’esperienza, in questo caso il contatto tra due arti eterogenee che giungono a una ritrovata armonia nel dialogo e nello scambio e checulmina nella relazione tra visibile e invisibile, tra materia e essenza.
Edoardo Durante
